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lunedì 4 febbraio 2013

Doni moderni: il crowdfunding

La diffusione capillare della Rete ha modificato le nostre abitudini, ma soprattutto il modo di relazionarci con gli altri. E quindi ha cambiato radicalmente anche le nostre possibilità di dono. Una delle forme più recenti e interessanti attraverso la quale si realizza il meccanismo del dono è quella del crowdfunding. Si tratta, come dice la parola stessa, di un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro per sostenere le iniziative più diverse: una nuova idea imprenditoriale, una emergenza umanitaria, una attività di culturale o di ricerca scientifica ecc. Si tratta di una realtà che ha permesso di raccogliere nella sola Europa e nel solo 2012, ben 300 milioni di euro, circa un terzo di quanto è stato raccolto a livello mondiale (i dati sono stati ripresi dalla ricerca Crowdfunding Industry Research). Il meccanismo è abbastanza semplice: alcuni siti specializzati si fanno promotori di un'idea: questa viene valutata e chiunque può donare un suo contributo affinché si realizzi. In Italia esistono 16 piattaforme di questo tipo e molte sono in fase di realizzazione: la Consob sta infatti svolgendo una ricerca per comprendere meglio il fenomeno e proporre una normativa adeguata in linea con il Decreto Sviluppo.Se i tempi verranno rispettati (lo speriamo anche se il periodo pre elettorale non è dei migliori...) l'Italia potrebbe essere uno dei primi paesi in Europa ad avere una regolamentazione di questo fenomeno e tentare così una strada diversa, trasparente ed efficiente, per donare e sostenere le iniziative in cui si ripone fiducia.

venerdì 8 giugno 2012

E se non fossimo davvero lupi?

Oggi vi segnalo un articolo molto interessante apparso due giorni fa sull'importante giornale economico e finanziario francese, La Tribune. Si tratta di un'intervista a Jacques Lecomte, psicologo e scrittore autore di "la Bonté Humaine", un poderoso saggio in cui, attraverso fonti scientifiche pluridisciplinari che vanno dalla neurobiologia all'antropologia, dalla economia sperimentale alla psicologia sociale, viene dimostrato che l'uomo non è l'egoista violento descritto da Hobbes, ma ha un potenziale di bontà che è più forte e potente della violenza. In pratica Lecomte ci dice che l'originarietà del dono e della reciprocità ha sede non soltanto nella cultura, ma anche nella neurobiologia dell'essere umano. Questo presupposto induce a riflettere non soltanto sulla natura del nostro comportamento più istintivo, ma anche su questioni come le politiche pubbliche, che di fatto considerano l'uomo e la donna come del tutto simili all'homo homini lupus hobbesiano. Lecomte si scaglia in modo particolare contro le discipline economiche che, a suo parere, hanno negato la possibilità dell'uomo di agire in modo solidale e hanno costruito un artefatto culturale che ha ulteriormente supportato questa concezione dell'agire umano. L'egoismo nel nostro tempo nasce dalla scarsa sicurezza emotiva, dai bisogni insoddisfatti e forse anche dal determinismo che fa di egoismo e altruismo due schemi contrapposti. Perché non siamo predestinati nemmeno alla bontà, ma forse solo predisposti.

sabato 26 novembre 2011

Sorpresa! (ma forse è meglio donare ciò che gli altri si aspettano)

Due psicologi sociali rispettivamente delle università di Harvard e Stanford, Francesca Gino e Francis J. Flynn, hanno pubblicato un interessante articolo che riassume cinque differenti studi sui sistemi di scambio riferibili al dono. Dagli esperimenti effettuati emerge come le persone che ricevono i doni preferiscano riceverli quando se li aspettano, mentre i donatori sono convinti che il regalo verrà apprezzato ugualmente sia che nel caso in cui il dono sia stato sollecitato, come nel caso contrario. La questione interessante è la differente concezione del significato di "sorpresa": i donatori pensano che sia un segno di premura, mentre chi riceve a volte ne rimane piuttosto perplesso. I casi sono diversi e tutti interessanti, perché i meccanismi del dono lasciano sempre aperto il dilemma della relazione.

mercoledì 21 settembre 2011

Beni e mali relazionali

Il dono può costituire un antidoto all'invidia?
La complessità delle relazioni ci spinge verso luoghi ambigui, talvolta densi di passione e di difficoltà. Forse è anche questo il motivo che ci spinge a continuare ad interrogarci sul dono, sulle sue manifestazioni, sulle sue maschere.

L'invidia è il tema centrale dell'ultima opera di Elena Pulcini, celebre filosofa sociale che abbiamo l'onore di annoverare tra i membri del nostro gruppo. Un saggio importante che mette a nudo una malattia dell'anima che ci può cogliere nel momento in cui ci mettiamo in relazione con gli altri e ci paragoniamo. Una "patologia democratica" che ferisce le nostre relazioni e trova terreno fertile nella nostra contemporaneità, costituita dalla bulimia dell'accumulazione e dalla fatica di acquisire consapevolezza delle proprie ombre e delle proprie impotenze.
Qui e qui potete leggere alcune riflessioni e recensioni interessanti, mentre a questo indirizzo potete riascoltare la puntata di Fahrenheit interamente dedicata al libro.

giovedì 14 luglio 2011

I beni relazionali. Che cosa sono e quali effetti producono

Da alcuni anni le scienze sociali hanno un nuovo oggetto di studio, un tipo di beni che non sono né cose materiali, né idee, né prestazioni, ma consistono di relazioni sociali, e per tale ragione vengono chiamati "beni relazionali". Nel primo lavoro sistematico ad essi dedicato, Pierpaolo Donati e Riccardo Solci ne chiariscono ogni aspetto: che cosa sono? dove si trovano? come possiamo misurarli? qual è il loro valore pratico? Attraverso l'approccio sociologico relazionale si mostra come questi beni intangibili costituiscano una realtà sempre più rilevante nelle società modernizzate. Si identificano con le relazioni sociali che emergono da soggetti riflessivamente orientati a produrre e fruire assieme di un bene che non potrebbero ottenere altrimenti. Una definizione che - secondo la ricerca empirica qui presentata - vale non solo in riferimento al mondo del non profit (gruppi di auto-mutuo aiuto), ma anche per le imprese economiche che stanno sul mercato.

mercoledì 2 marzo 2011

Seneca

ecco alcuni brani significativi:

"certi doni si danno agli amici, certi altri agli sconosciuti; il dono diventa più prezioso -pur essendo sempre lo stesso- se inaugura una catena di relazioni" (III, XII, 1).

"Quel beneficio che si realizza nell'azione del donare è già contraccambiato se viene accolto con benevolenza; l'altro beneficio, quello che consiste nell'oggetto materiale, noi non lo abbiamo ancora ricambiato, ma vogliamo ricambiarlo. All'intenzione rispondiamo con l'intenzione; ma siamo ancora debitori di un oggetto, in cambio di un altro oggetto. Per questo diciamo che se la riconoscenza consiste nel  ricevere con buona disposizione d'animo, tuttavia prescriviamo anche di ricambiare il dono ricevuto con uno simile"(II, IIIV, 1).

"Non può chiamarsi beneficio quel che viene dato per lucro. "Darò tanto e riceverò tant'altro": questo è un mercato!" (IV,XIII,3).

"Se non donassimo che per riscuotere, dovremmo morire senza fare testamento" (IV,XI, 6).

"Non mi resta altro che ciò che ho dato" (Diatribe, IV).