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venerdì 22 marzo 2013

Nuovo libro sul De Beneficiis

E' con grande piacere che segnaliamo l'uscita del libro dal titolo "Il riconoscimento e il ricordo: fama e memoria nel De beneficiis di Seneca", scritto dall'amico Pietro Li Causi, edito da Palumbo.
Il volume è anche acquistabile online dal seguente link: http://digital.casalini.it/9788860176622
Vi proponiamo l'abstract fornito dall'editore:
"Nella nostra società l’oblio tende sempre più a divenire una pratica strutturale che convive con le forme spettacolarizzate della commemorazione e del centenario o con la creazione di data base esterni informatizzati. Presi come siamo da questo paradosso, tendiamo a dimenticare un dato che invece era scontato per gli autori antichi, ovvero che la memoria è una componente essenziale della gratitudine, che permette non soltanto la relazione con il proprio passato e la propria identità, ma anche il legame affettivo con l’altro da sé. È per questo che Seneca fa del buon uso della memoria (e dell’oblio) una componente importante del suo programma di ristrutturazione delle pratiche della beneficentia. Donare in maniera funzionale è per Seneca uno dei modi per sanare la società, liberandola dalle perversioni e dalle convenzioni devianti che disgregano i rapporti umani. Ed è proprio nella memoria interiorizzata che Seneca vede il germe che genera il travaglio della riconoscenza e che partorisce relazioni virtuose, liberando l’umanità da tutte quelle forme di dono che creano legami di potere e da tutte quelle pratiche di elargizione in cui i donatori, nel momento stesso in cui mirano ad acquisire il capitale simbolico della fama e del consenso, danneggiano ed umiliano i propri beneficati privandoli della loro autonomia. Al di là dei precetti individuali, Seneca tuttavia aggancia la propria argomentazione e la propria opera di diffusione dei principi dello stoicismo ad una fitta rete ‘monumentale’ di aneddoti e di esempi tratti dalla storia e dalle vite dei filosofi del passato: è un modo, questo, di costruire, sottotraccia, una memoria alternativa a quella ufficiale del principato, che – pur se su un piano meramente etico e non politico – viene visto come fonte primaria dell’inquinamento relazionale della società".

mercoledì 2 marzo 2011

Seneca

ecco alcuni brani significativi:

"certi doni si danno agli amici, certi altri agli sconosciuti; il dono diventa più prezioso -pur essendo sempre lo stesso- se inaugura una catena di relazioni" (III, XII, 1).

"Quel beneficio che si realizza nell'azione del donare è già contraccambiato se viene accolto con benevolenza; l'altro beneficio, quello che consiste nell'oggetto materiale, noi non lo abbiamo ancora ricambiato, ma vogliamo ricambiarlo. All'intenzione rispondiamo con l'intenzione; ma siamo ancora debitori di un oggetto, in cambio di un altro oggetto. Per questo diciamo che se la riconoscenza consiste nel  ricevere con buona disposizione d'animo, tuttavia prescriviamo anche di ricambiare il dono ricevuto con uno simile"(II, IIIV, 1).

"Non può chiamarsi beneficio quel che viene dato per lucro. "Darò tanto e riceverò tant'altro": questo è un mercato!" (IV,XIII,3).

"Se non donassimo che per riscuotere, dovremmo morire senza fare testamento" (IV,XI, 6).

"Non mi resta altro che ciò che ho dato" (Diatribe, IV).

venerdì 25 febbraio 2011

A poco a poco

La parola dono deriva da un termine latino estremamente interessante, munus.
Munus significa sia dono che compito e sacrificio. Da subito questa parola risulta densa di significati, ambigua, affascinante.
In pratica i latini sembrano suggerirci che se vogliamo donare qualcosa a qualcuno, dobbiamo fare fatica, sacrificare qualcosa di nostro per metterlo a disposizione di un altro. Non è un impegno da poco, ma un vero e proprio compito che ci è stato affidato, un modo serio e sacro per vivere in questo mondo.
Non stupisce quindi che dal termine munus ne derivino altri, di grande rilevanza e attualità, come comunicare, comunità.
Comunicare quindi significa diffondere un dono da una persona all'altra, rendere comune.
Comunità, come si spiega bene qui, diviene un luogo in cui le persone sono legate da un obbligo, che rende unite e non completamente padrone di se stesse.
L'autore latino che ha riflettuto più profondamente su questo tema è Seneca, nel suo intenso, e forse un po' amaro, De Beneficiis. Eccone la versione integrale divisa nei sette libri.