Oggi vi segnalo un articolo molto interessante apparso due giorni fa sull'importante giornale economico e finanziario francese, La Tribune. Si tratta di un'intervista a Jacques Lecomte, psicologo e scrittore autore di "la Bonté Humaine", un poderoso saggio in cui, attraverso fonti scientifiche pluridisciplinari che vanno dalla neurobiologia all'antropologia, dalla economia sperimentale alla psicologia sociale, viene dimostrato che l'uomo non è l'egoista violento descritto da Hobbes, ma ha un potenziale di bontà che è più forte e potente della violenza. In pratica Lecomte ci dice che l'originarietà del dono e della reciprocità ha sede non soltanto nella cultura, ma anche nella neurobiologia dell'essere umano. Questo presupposto induce a riflettere non soltanto sulla natura del nostro comportamento più istintivo, ma anche su questioni come le politiche pubbliche, che di fatto considerano l'uomo e la donna come del tutto simili all'homo homini lupus hobbesiano. Lecomte si scaglia in modo particolare contro le discipline economiche che, a suo parere, hanno negato la possibilità dell'uomo di agire in modo solidale e hanno costruito un artefatto culturale che ha ulteriormente supportato questa concezione dell'agire umano. L'egoismo nel nostro tempo nasce dalla scarsa sicurezza emotiva, dai bisogni insoddisfatti e forse anche dal determinismo che fa di egoismo e altruismo due schemi contrapposti. Perché non siamo predestinati nemmeno alla bontà, ma forse solo predisposti.
condivido, hobbes è stato presto troppo in parola
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