mercoledì 29 giugno 2011

Esempi di dono alla siciliana...

Solo i siciliani riescono a sorprendere i milanesi

VACANZE: persino i milanesi in questo periodo dell' anno ne parlano spesso. C' è addirittura qualcuno che è già di ritorno. E, ovviamente, i colleghi si affollano intorno al mio tavolo, carichi di episodi su antiche o recenti vacanze in Sicilia, che «devi raccontare nella tua rubrica». Quello che deduco, da questa autentica marea di aneddoti che mi viene riversata sempre più frequentemente addosso, è che spesso una vacanza in Sicilia costituisce una vera e propria avventura esistenziale. a causa di un profondo riorientamento interiore, dello spalancarsi di un nuovo sguardo sul mondo. Se ne ritorna scossi, frastornati, talvolta ai limiti dell' estasi, si fatica a rientrare nei grigi panni del milanese d' ordinanza, tutto mugugni, cartellino e coda nei weekend. Per esempio, la mia amica Grazia, brianzola purosangue, racconta la sua vacanza dell' anno scorso a San Vito Lo Capo, dove ha preso in affitto un appartamentino di due camere insieme a tre amiche. Pare che la sera stessa del loro arrivo, verso l' ora di cena, le quattro ragazze intente a cucinarsi una pasta al sugo rosso (vertice della gastronomia vacanziera per un lombardo) abbiano sentito suonare alla porta e, apertala, si siano trovate davanti la padrona di casa (che abitava al piano di sotto) con in braccio un' immensa teglia coperta da un panno. Rimossa la protezione («Calde, vanno manciate», spiegò la signora), risultò essere stracolma di cozze alla marinara. Le aveva preparate per cena e aveva pensato di farne assaggiare un po' anche a loro. «Ma per quanti le aveva fatte?», commentò la mia amica Grazia, dopo che le cozze, più che «un assaggio», si erano rivelate sufficienti a costituire l' intera cena del gruppo. Ma era soltanto l' inizio. Dopo quell' episodio, forse perché stimolata dall' evidente entusiasmo delle ospiti, la padrona di casa iniziò a presentarsi praticamente ogni sera con un «assaggio» nuovo: una volta era una pirofila di pasta al forno, una volta un piatto di melanzane ripiene, un' altra una padellata di sarde impanate... All' assaggio seguiva in generale una descrizione dettagliata delle modalità di preparazione, sotto la tempesta di domande delle ragazze, che volevano imparare a cucinare quei piatti così apprezzati. Il culmine della vacanza fu una giornata in cui la mia amica Grazia e la padrona di casa passarono otto ore di fila chiuse in cucina, intente a insegnarsi a vicenda a preparare i più celebri piatti delle rispettive tradizioni regionali: il cuscus di pesce dalla parte siciliana e, come merce di scambio, il risotto alla milanese. Di tutt' altra ambientazione l' episodio che racconta il mio amico Mauro, che si ritrovò fermo in mezzo alla strada per un guasto al motore, lungo una provinciale non molto frequentata di una località dell' interno dell' Isola. Quando di fianco a lui accostò una macchina della Polizia, Mauro temette per un attimo di essere multato perché ingombrava la carreggiata. Le intenzioni del poliziotto però erano completamente diverse. Non soltanto lo aiutò a spingere l' auto sul bordo della strada, ma gli offrì un aperitivo in un locale del paese poco distante, dove gli indicò un' autofficina di fiducia cui rivolgersi, concludendo con la frase più classica: «Dica che la mando io». Ma il colmo, quello che Mauro, dopo anni, ancora racconta con sbalordimento, fu che il poliziotto il giorno dopo lo chiamò sul cellulare, per accertarsi che avesse portato la macchina dal meccanico, che fosse andato tutto bene e che non avesse più bisogno di niente.A Milano un comportamento di questo tipo si potrebbe registrare (e non è neanche detto) da parte di un fratello. Ci sono, è vero, anche episodi di segno diverso. Ma di questi, ormai, tanto vale parlarea settembre. Buone vacanze. natalia_milazzo@libero. it
- NATALIA MILAZZO

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