giovedì 6 ottobre 2011

Sul seminario del 30 settembre - 1 ottobre scorso

Ecco l'articolo apparso ieri su "Il Manifesto" scritto da Daniela Falcioni che riassume quanto abbiamo condiviso durante il seminario di Roma:

IL DONO PER USCIRE DALLA CRISI 

A partire dalla seconda guerra mondiale, l'integrazione delle nostre democrazie è avvenuta, tra l'altro, attorno alla promessa di uno sviluppo economico illimitato. L'attuale crisi del capitalismo finanziario scuote non solo le borse di mezzo mondo, ma rimette in discussione il trionfo dell'homo oeconomicus e del suo imperativo: la massimizzazione del profitto. Molto prima della deflagrazione della crisi economica attuale, ci sono stati movimenti, come quello francese legato alla Revue du Mauss, che hanno reagito a questa involuzione a partire da una riconsiderazione del dono in quanto terzo paradigma, alternativo ai modelli individualistici e olistici e alle loro traduzioni politiche. Nei primi decenni del XX secolo, Marcel Mauss ha messo in discussione il primato dell'homo oeconomicus criticando un'ideologia che avrebbe ridotto l'uomo ad «una macchina, anzi una macchina calcolatrice». Oggi le analisi di Mauss sono diventate materiali per nuove riflessioni, in Francia come altrove.
Anche in Italia il gruppo di ricerca sul dono (http://ricercasuldono.blogspot.com/), che si è riunito il 30 settembre- 1 ottobre all'università di Roma La Sapienza, per il seminario annuale, riflette da anni sulla necessità di individuare assetti socio-economici e modelli culturali che possano portarci fuori dalle secche del neo-liberismo. Le società moderne, infatti, pur essendo massicciamente utilitaristiche, hanno funzionato per secoli sulla base di riserve di senso extra utilitaristiche, come ci ha spiegato Max Weber. Queste riserve di senso sembrano ormai esaurite. Ora la questione è proprio quella di comprendere dove è possibile trovarne di nuove. In altri termini, si tratta di capire come riattivare quel capitale sociale di cui le nostre democrazie hanno bisogno per vivere. Queste sono solo alcune delle domande che si sono posti Luigino Bruni, Roberto Mancini, Ugo Olivieri, Enrico Sarnelli e molti altri che hanno partecipato all'incontro di Roma. Si tratta di una riflessione interdisciplinare che coinvolge sociologi, economisti, antropologi e filosofi. Di fronte alla crisi attuale, come sarebbe altrimenti possibile riorganizzare da cima a fondo il nostro tessuto sociale senza realizzare una convergenza di tradizioni diverse?
L'istanza comune - condivisa dai partecipanti al seminario - è che nel dono, l'interesse per l'altro sia altrettanto originario all'interesse verso se stessi: la spinta alla cooperazione non nega la considerazione di sé, ma la rilancia in un movimento che sostituisce l'inclusione all'esclusione.

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