venerdì 21 ottobre 2011

Marcel Mauss e gli aiuti internazionali

L'aiuto allo sviluppo è stato più volte messo in discussione perché, tra l'altro, si tratta di un dono che non può essere ricambiato. Fece molto scalpore il rifiuto da parte di padre Alex Zanotelli, di una donazione di 500 milioni di lire della Fondazione Feltrinelli nel 2000 in quanto si sarebbe trattato di elemosina, di carità e non di un dono: di certo gli abitanti della baraccopoli di Korogocho non avrebbero potuto ricambiare. Si trattò di un fatto clamoroso, ma che in effetti ci porta ancora oggi a riflettere sul significato simbolico del dono e dell'aiuto allo sviluppo secondo una prospettiva maussiana. Robert Kowalski, in un articolo appena pubblicato sulla rivista "Social Comparative Welfare": il sistema dei "doni" internazionali appare come una forma perversa di doppio-legame, in quanto da un lato è orientato a rendere i paesi beneficiari autonomi, ma al tempo stesso proprio attraverso il dono, vuole escludere pratiche non di mercato. 

2 commenti:

  1. Forse il segreto è distinguere: ci sono doni che non prevedono ricambio ma neanche doppi legami o veleni. E comunque sia l'elemosina sia il sistema dei doni internazionali prevedono ricambi e pure in forma eccessiva. Sia la soddisfazione del narcisismo o l'accettazione di un modello economico o l'imposizione di un sistema di potere o un altro... Il doppio legame di cui scrive Kowalski (articolo che condivido del tutto) non è altro che questo: lo smascheramento di un dono che all'apparenza non prevede ricambio e di fatto non è altro che una richiesta di ricambio. Il punto non sta nel ricambio, ma in ciò in cui consiste il ricambio possibile e nella libertà che si istituisce o si soffoca.
    Infine, l'altro punto vero è: è possibile davvero l'esperienza di un dono senza ricambio? Per conto mio si può dire molto tranquillamente: no, non esiste. Ma esistono i doni che, proprio per questo, non hanno nulla a che vedere con la logica dell'impossibile.
    Ma ciò, tuttavia, è solo la mia opinione

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  2. Anch'io mi vado convincendo che non esistono doni che non prevedono ricambio o, meglio, reciprocità. Forse, anzi di certo, è un problema terminologico. Il dono è ambiguo e ambivalente, ma lo è ancor di più il linguaggio del dono.
    Mi pare comunque che il tema del dono tra stati possa essere assai interessante, anche in vista del nostro prossimo convegno.

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