venerdì 25 febbraio 2011

A poco a poco

La parola dono deriva da un termine latino estremamente interessante, munus.
Munus significa sia dono che compito e sacrificio. Da subito questa parola risulta densa di significati, ambigua, affascinante.
In pratica i latini sembrano suggerirci che se vogliamo donare qualcosa a qualcuno, dobbiamo fare fatica, sacrificare qualcosa di nostro per metterlo a disposizione di un altro. Non è un impegno da poco, ma un vero e proprio compito che ci è stato affidato, un modo serio e sacro per vivere in questo mondo.
Non stupisce quindi che dal termine munus ne derivino altri, di grande rilevanza e attualità, come comunicare, comunità.
Comunicare quindi significa diffondere un dono da una persona all'altra, rendere comune.
Comunità, come si spiega bene qui, diviene un luogo in cui le persone sono legate da un obbligo, che rende unite e non completamente padrone di se stesse.
L'autore latino che ha riflettuto più profondamente su questo tema è Seneca, nel suo intenso, e forse un po' amaro, De Beneficiis. Eccone la versione integrale divisa nei sette libri.

2 commenti:

  1. Luigino Bruni commenta:
    Io non direi che "dono" deriva da
    munus, perché non è chiaro che la parola italiana dono
    etimologicamente venga da munus, e poi perché in altre lingue
    (tedesco, inglese ...) la storia è ancora diversa, no? ciao, Luigino

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  2. Concordo con Luigino. Peraltro, al di là degli aspetti etimologici, Seneca stesso distingue tra munus, ossia ciò che viene donato per affermare il proprio status e la propria autorità, per dimostrare la generosità del potente, e beneficium, ossia ciò che viene donato senza secondi fini, senza attendere qualcosa in cambio. Ed ancora, egli sostiene che "la virtù consiste nel fare dei benefici che non saranno mai restituiti, e il frutto di questa azione è immediatamente raccolto dall’uomo nobile".

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